La Serbia, Paese che ha vissuto una profonda trasformazione economica e politica negli ultimi decenni, si trova oggi in una fase di crescita economica significativa. Dopo gli anni di crisi degli anni ’90, caratterizzati da conflitti, isolamento e crisi economica, la Serbia ha intrapreso un cammino di riforme che ha progressivamente rafforzato la sua posizione nell’economia globale. Con il PIL pro capite che nel 2000 era inferiore ai 2.000 dollari, si stima che nel 2025 supererà i 14.000 dollari, testimoniando il successo delle sue politiche di modernizzazione.
Dalla crisi alla ripresa: il cammino serbo verso l’economia di mercato
Negli anni ’90, la Serbia ha affrontato una grave crisi economica, con l’imposizione di sanzioni internazionali, iperinflazione e un blocco produttivo che ha messo in ginocchio il Paese. Tuttavia, dal 2000 in poi, la Serbia ha avviato un processo di riforma strutturale che ha gradualmente trasformato il sistema economico. L’introduzione di politiche di apertura al mercato, il rafforzamento delle istituzioni democratiche e l’integrazione nei circuiti economici internazionali sono stati passi fondamentali verso una nuova fase di crescita.
Settori produttivi in espansione: la Serbia come centro manifatturiero
Oggi, l’economia serba è caratterizzata da un settore industriale in forte espansione, con particolare attenzione alle industrie automobilistiche, metallurgiche, agroalimentari e delle tecnologie dell’informazione. L’aumento delle esportazioni nette è un segnale evidente della crescente competitività della Serbia, che ha visto il rafforzamento di comparti chiave come la produzione di componenti elettrici per veicoli, minerali come il rame, cereali, semi oleosi e pneumatici.
Questo dinamismo è alimentato anche dagli investimenti diretti esteri, che hanno contribuito ad accelerare il processo di modernizzazione industriale e a migliorare l’integrazione della Serbia nelle catene di valore globali.
Una posizione strategica tra Est e Ovest
La Serbia, grazie alla sua posizione geografica centrale nei Balcani, svolge un ruolo fondamentale come punto di raccordo tra l’Europa e le economie orientali. Sebbene il Paese abbia avviato un processo di avvicinamento all’Unione Europea, la sua politica estera ha continuato a mantenere saldi legami con la Russia e, più recentemente, con la Cina. Questo equilibrio tra orientamenti diversi ha permesso alla Serbia di rafforzare la sua posizione economica, ma ha anche creato qualche preoccupazione nelle istituzioni europee, che vedono il Paese come un potenziale punto di tensione nelle dinamiche geopolitiche regionali.
L’Italia come partner commerciale chiave per la Serbia
Nel contesto di questa crescita economica, l’Italia si è affermata come uno dei principali partner commerciali della Serbia. Nel 2024, l’Italia è stata il terzo maggiore esportatore europeo versoil Paese, con una quota di mercato pari al 7,3%, alle spalle della Germania e della Cina, con il nostro Paese particolarmente forte nei settori ad alta gamma, come l’acciaio, le plastiche lavorate, i componenti elettrici, l’automotive e i farmaci.
In particolare, l’Italia è leader nelle esportazioni verso la Serbia in alcuni settori strategici. Ad esempio, l’acciaio rappresenta circa il 12,9% delle importazioni serbe, mentre le plastiche lavorate coprono il 12,8% del mercato, confermando l’integrazione della filiera produttiva tra i due Paesi.
Le opportunità emergenti per il Made in Italy
Negli ultimi anni, la Serbia ha visto un’accelerazione delle sue importazioni, un segnale di apertura crescente verso il commercio internazionale e di nuove opportunità per le imprese italiane. Settori come le materie prime energetiche, le parti per apparecchiature elettriche e gli articoli per la casa sono in forte espansione, offrendo spazi significativi per l’ingresso di nuovi prodotti italiani.
Inoltre, settori come gli autoveicoli per il trasporto merci, i prodotti in gomma e gli imballaggi in plastica presentano ampie possibilità di crescita. L’Italia ha una presenza consolidata in questi settori, e c’è ancora ampio spazio per ampliare la sua quota di mercato.
Nicchie ad alto valore aggiunto: l’eccellenza italiana in Serbia
Un aspetto interessante dell’economia serba è la crescente domanda di prodotti italiani ad alto valore aggiunto. Settori come il Sistema Moda e l’arredamento per la casa vedono l’Italia come uno dei principali fornitori. L’Italia, infatti, è tra i leader mondiali nelle esportazioni di articoli per la casa, prodotti finiti di largo consumo e imballaggi in plastica, confermando la sua posizione dominante in nicchie di mercato con un alto contenuto di innovazione e design.
Guardare al futuro: una partnership solida e promettente
Il legame tra Italia e Serbia non è una semplice coincidenza, ma una vera e propria partnership strategica che si fonda su una complementarietà industriale consolidata. Grazie agli investimenti italiani, alla rete logistica in espansione e alla crescente modernizzazione del settore industriale serbo, le opportunità per le imprese italiane sono destinate a crescere. L’Italia può continuare a fare leva sulle sue competenze in settori come l’agroalimentare, la moda, la tecnologia e i beni di consumo, trovando nella Serbia un terreno fertile per espandere la propria presenza nei Balcani e nell’Europa Orientale.
In conclusione, l’Italia ha tutte le carte in regola per cogliere le opportunità offerte dalla Serbia, un Paese in rapida crescita, che ha saputo trasformare le sfide in occasioni di sviluppo e che rappresenta un alleato fondamentale per chi guarda ai mercati emergenti dei Balcani e dell’Europa Orientale.
Un’economia in evoluzione che intreccia rapporti con Est e Ovest
L’economia serba rappresenta un caso emblematico di transizione post-socialista, avendo affrontato una delle fasi di trasformazione più complesse e prolungate del continente europeo.
L’economia del Paese è infatti uscita dagli anni ’90, segnati da guerre balcaniche, isolamento internazionale e collasso economico, profondamente compromessa: gli altissimi livelli di inflazione, la paralisi produttiva e le sanzioni ONU avevano infatti reso l’economia serba pressoché inoperante.
A partire dal 2000, Belgrado ha però avviato un processo di riforme democratiche e apertura economica che, dopo più di due decenni di lenta e tortuosa trasformazione, ha portato a un progressivo consolidamento della struttura produttiva del Paese.
Basti pensare che all’inizio del secolo il PIL pro-capite serbo era inferiore ai 2.000 USD l’anno, mentre nel 2025 è atteso superare i 14.000 USD.
La Serbia che produce ed esporta
La riconfigurazione della struttura produttiva di Belgrado emerge chiaramente dall’andamento delle esportazioni nette. Questo indicatore riflette una capacità manifatturiera in consolidamento: le industrie automotive, metallurgiche, agroalimentari e delle tecnologie dell’informazione stanno guadagnando peso, integrandosi con le catene del valore dell’Europa centrale. Particolarmente dinamici risultano i comparti della componentistica elettrica per veicoli, dei minerali metalliferi (in particolare il rame), dei cereali, dei semi oleosi e degli pneumatici.
Nonostante le fragilità, l’apertura economica e l’afflusso di capitali esteri stanno infatti trasformando la base produttiva del Paese, favorendo l’emergere di comparti industriali più competitivi e una crescente integrazione nelle filiere commerciali del Vecchio Continente.
Un ponte tra est ed ovest
Un aspetto essenziale della progressiva crescita economica del Paese è stato il percorso verso l’integrazione europea, avviatosi nel 2008 e proseguito, però, in maniera irregolare. Se da un lato, infatti, Belgrado ha firmato accordi e avviato negoziati con Bruxelles, ha mantenuto – e spesso rafforzato – legami strategici con Mosca e, più di recente, con Pechino. Una diplomazia multilivello che riflette necessità, più che ambizione (con il nodo irrisolto del Kosovo), che hanno però limitato la finalizzazione del processo di integrazione all’UE.
Grazie alla sua posizione geografica strategica, la Serbia ha infatti stipulato accordi commerciali con attori tra loro concorrenti. Se da un lato il Paese mantiene relazioni economiche strutturate con l’Unione Europea — che rappresenta circa il 60% dell’interscambio totale — gode di relazioni commerciali solide anche con Russia e Cina. Un equilibrio delicato, che genera perplessità a Bruxelles.
Dal 2008, anno della firma del primo accordo commerciale con l’UE, il grado di apertura al commercio estero ha seguito un trend crescente, sostenuto dal ruolo di “ponte” del Paese tra ovest ed est.
Italia e Serbia: un legame economico solido
In questo quadro in evoluzione, l’Italia mantiene una posizione di rilievo. È il terzo esportatore europeo verso la Serbia (e il quinto a livello globale), con una quota del 7.3% nel 2024 — a ridosso di Turchia (7.3%) e Ungheria (7.5%), ma dietro Germania (12.9%) e Cina (9.6%). Nelle fasce di mercato medio-alte e premium, le imprese italiane si distinguono ulteriormente, attestandosi al terzo posto tra i principali fornitori in settori ad alta fascia di prezzo.
In particolare, un’analisi dettagliata delle importazioni del mercato per i principali settori rivela la forte presenza dell’Italia in alcuni dei comparti a più alto volume come acciaio (quota italiana: 12.9%), plastiche lavorate (12.8%) e materie plastiche primarie (8.4%), così come in componenti elettrici (5.7%), automotive (4.6%) e farmaci (3.1%), a dimostrazione di una filiera produttiva ben integrata e complementare tra i due Paesi.
Le importazioni in crescita: opportunità per il Made in Italy
Negli ultimi tre anni, la domanda di beni esteri dalla Serbia si è inoltre ampliata in modo marcato, con un’accelerazione delle importazioni in diversi comparti. Questa dinamica ha aperto spazi competitivi interessanti per le imprese italiane. Di seguito, i principali settori oggetto di import che stanno guidando questa espansione, e la relativa quota di importazioni dall’Italia.
Tra i settori maggiormente dinamici spiccano quello delle materie prime energetiche, delle parti per apparecchiature elettriche e degli articoli vari per la casa.
La tabella evidenzia anche i comparti in cui le imprese italiane possono rafforzare la propria presenza sul mercato della Serbia. In particolare, settori come quello degli autoveicoli per il trasporto merci, dei prodotti in gomma e degli imballaggi in plastica offrono margini di crescita ulteriori per chi sappia cogliere le opportunità legate alla modernizzazione della filiera industriale serba.
In particolare, in tre settori chiave ad elevato potenziale, l’Italia figura già tra i principali partner commerciali della Serbia e a livello globale:
- articoli vari per la casa: l’Italia è il quarto esportatore mondiale e il quinto fornitore del mercato serbo;
- prodotti finiti di largo consumo: quarto esportatore mondiale e secondo in Serbia;
- imballaggi in materie plastiche: nono esportatore a livello mondiale e quarto sul mercato serbo.
Alcune nicchie di eccellenza italiana
Esiste poi un’Italia silenziosa ma dominante: quella delle nicchie ad elevato valore aggiunto. L’analisi delle importazioni serbe per quota di mercato evidenzia alcuni settori in cui la leadership italiana è netta. Nello specifico l’Italia esporta verso la Serbia alti volumi e detiene quote di mercato rilevanti dei settori che appartengono principalmente al Sistema Moda.
Guardare a Est, con metodo
Il rapporto economico tra Italia e Serbia non è frutto di contingenze, ma espressione di un legame strutturale. Si fonda su una complementarità industriale che ha visto rafforzarsi i progetti di investimento italiani nel Paese, e su una rete logistica destinata a rafforzarsi nei prossimi anni. Dai beni di consumo all’agroalimentare, dalla moda alla tecnologia, le imprese italiane trovano in Serbia un terreno fertile per crescere — a condizione di saper interpretare un contesto che rimane complesso.