Questa pubblicazione, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Cina (CCIC) e redatta dai professionisti di Dezan Shira & Associates, intende fornire una panoramica delle opportunità e delle aree di crescita della Greater Bay Area cinese. Si tratta di un ottimo strumento di riferimento non solo per gli investitori italiani che desiderano entrare nella GBA, ma anche per le aziende che sono già presenti sul territorio e che vogliono tenersi aggiornate sui vantaggi e gli sviluppi più recenti. Scarica la guida qui.
Eurolinkgeie
Oggi l’UE e la Thailandia hanno annunciato il rilancio dei negoziati per un accordo di libero scambio (ALS) ambizioso, moderno ed equilibrato, incentrato sulla sostenibilità. Questo annuncio conferma l’importanza fondamentale della regione indo-pacifica per l’agenda commerciale dell’UE. Esso apre la strada a legami commerciali più profondi con la seconda economia del sud-est asiatico, rafforzando ulteriormente l’impegno strategico dell’UE con questa regione in crescita.
Obiettivi
L’obiettivo dell’ALS sarà quello di stimolare il commercio e gli investimenti affrontando un’ampia gamma di questioni quali: accesso al mercato per beni, servizi, investimenti e appalti pubblici; procedure sanitarie e fitosanitarie rapide ed efficaci; la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, comprese le indicazioni geografiche, e l’eliminazione degli ostacoli al commercio digitale e al commercio di energia e materie prime, sostenendo in tal modo le transizioni digitale e verde. Anche la sostenibilità sarà al centro di questo accordo, con discipline solide e applicabili in materia di commercio e sviluppo sostenibile (TSD). Questi saranno in linea con la comunicazione della Commissione sulla revisione del commercio e dello sviluppo sostenibile del giugno 2022. Essa sostiene elevati livelli di protezione dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente e del conseguimento di ambiziosi obiettivi climatici.
Dati chiave sull’interscambio
L’UE e la Thailandia intrattengono già relazioni commerciali consolidate, con un chiaro potenziale per una relazione ancora più stretta:
- Gli scambi di beni valevano oltre 42 miliardi di euro nel 2022, mentre gli scambi di servizi valevano oltre 8 miliardi di euro nel 2020.
- L’UE è il 4° partner commerciale della Thailandia.
- La Thailandia, la seconda economia più grande della regione ASEAN, è il 4 ° partner commerciale più importante dell’UE nella regione (e il 25° a livello mondiale).
- L’UE è il 3 ° più grande investitore in Thailandia, rappresentando circa il 10% del totale degli investimenti diretti esteri (IDE) nel paese, e la 2° più grande destinazione degli IDE tailandesi, che rappresentano quasi il 14% del totale degli IDE tailandesi.
Nonostante l’elevato posizionamento dell’UE nel commercio totale e negli IDE della Thailandia, l’UE è sottorappresentata in termini di investitori chiave in settori innovativi. Tra essi figurano le energie pulite e rinnovabili, i veicoli elettrici e beni essenziali come i microchip. Le infrastrutture e il passaggio a un’economia basata sulla tecnologia e sull’innovazione sono priorità fondamentali della strategia di sviluppo economico della Thailandia, che rappresentano un ulteriore potenziale per gli investitori e le imprese dell’UE.
Prossime tappe
L’UE e la Thailandia sono impegnate a progredire rapidamente nei negoziati sull’ALS mirando ad un primo ciclo sostanziale di negoziati nei prossimi mesi. Le proposte di testo dell’UE saranno pubblicate dopo il primo ciclo negoziale, in linea con la nostra politica di trasparenza esemplare. L’UE commissionerà inoltre una valutazione d’impatto sulla sostenibilità a sostegno dei negoziati. Questo per poter condurre un’analisi dei possibili impatti economici, ambientali, sui diritti umani e sociali dell’accordo e per fornire raccomandazioni su come massimizzare gli effetti positivi attesi, riducendo al minimo quelli potenziali negativi.
Sfondo
L’UE e la Thailandia hanno avviato per la prima volta i negoziati per un accordo di libero scambio nel 2013. Questi sono stati sospesi nel 2014, in seguito alla presa del potere militare nel Paese. Nel 2017 e nel 2019, alla luce dei progressi compiuti dalla Thailandia nel processo di democratizzazione, il Consiglio ha adottato conclusioni che propongono un approccio di graduale reimpegno, culminato nella firma dell’accordo di partenariato e cooperazione nel dicembre 2022.
Per quanto riguarda il commercio, le conclusioni del Consiglio del 2017 e del 2019 invitavano la Commissione a esaminare la possibilità di riprendere i colloqui sugli accordi di libero scambio con la Thailandia e sottolineavano l’importanza di adottare misure in tal senso. La strategia indo-pacifica dell’UE del 2021 ha ulteriormente confermato l’interesse di lunga data dell’UE a riprendere i negoziati sugli accordi di libero scambio con la Thailandia. L’UE dispone già di accordi di libero scambio all’avanguardia con due paesi dell’ASEAN: Singapore e Vietnam.
Per maggiori informazioni
Relazioni commerciali UE-Thailandia
“Accolgo con grande favore il rilancio dei nostri negoziati per un accordo commerciale con la Thailandia, la seconda economia della regione ASEAN. Un accordo di libero scambio moderno e dinamico comporterebbe vantaggi per entrambe le parti e rafforzerebbe i legami commerciali dell’UE con la regione indo-pacifica. Aumenterà la portata e la sostenibilità del nostro commercio, guiderà l’innovazione e rafforzerà le nostre catene di approvvigionamento. Il libero scambio è uno dei pilastri del nostro piano industriale del Green Deal, volto ad aumentare la competitività globale dell’UE. Perseguire nuovi importanti accordi come questo sarà fondamentale per il suo successo e miriamo a progredire rapidamente con i negoziati.”
Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo e commissario per il commercio – 15/03/2023
Fonte: Commissione Europea
L’economia indiana in sintesi: Tendenze e prospettive per il 2023
Nell’anno fiscale 2023 l’economia indiana si è mantenuta solida ed è sulla buona strada per crescere del 7%, nonostante gli attuali venti contrari a livello globale causati da fattori esterni, come le ricadute post-pandemiche, le interruzioni della catena di approvvigionamento dovute al conflitto in corso tra Russia e Ucraina, e le potenziali pressioni recessive delle economie sviluppate. Questa resistenza può essere attribuita agli ampi mercati nazionali e ai costanti sforzi del governo di rafforzare l’offerta attraverso riforme con programmi come i PLI, riforme logistiche nazionali, promozione della facilità di fare affari attraverso la digitalizzazione, ecc. Questo articolo illustra le misure a sostegno del clima imprenditoriale indiano e mette in evidenza le principali tendenze macroeconomiche e le prospettive dell’economia indiana per il 2023.
Nel 2022 l’India ha sfidato le tendenze globali registrando un’attività di fusione e acquisizione record e rimanendo tra le economie in più rapida crescita al mondo. Nonostante i venti contrari all’economia dovuti ai fattori geopolitici e al rallentamento dei consumi globali, la Banca Mondiale ha rivisto le previsioni del PIL indiano al rialzo per il 2022-23, portandole dal 6,5% (ottobre 2022) al 6,9%.
Nel 2022, l’India vantava oltre 100 start-up unicorni e il terzo ecosistema di start-up al mondo. Il governo ha avviato negoziati commerciali con i principali mercati concludendo accordi di libero scambio con gli Emirati Arabi Uniti e l’Australia. Anche la spesa per le infrastrutture è stata consistente, con progetti di connettività approvati ed attuati velocemente. Nel contempo sono stati definiti i beneficiari dei diversi programmi di incentivi legati alla produzione (PLI) annunciati negli ultimi due anni per aumentare la capacità produttiva nazionale. Attraverso la riduzione delle complessità procedurali e la governance digitale sono state promosse riforme aziendali e politiche di attrazione di maggiori investimenti esteri nei principali Stati.
In vista del 2023, l’India vuole che la sua presidenza del G20 coincida con il raggiungimento di uno sviluppo inclusivo, di una maggiore crescita economica, di un’accelerazione delle esportazioni per le industrie di base, di un avanzamento nella catena del valore globale e di un’espansione dei settori verdi per raggiungere gli obiettivi di azione per il clima.
L’economia indiana in sintesi
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel 2022 l’economia indiana ha superato quella del Regno Unito in termini di dimensioni ed è salita al quinto posto nel mondo, con una crescita del 7,2% prevista per l’anno fiscale 2023.
Nonostante i venti contrari a livello globale, l’India è ben posizionata per registrare una crescita impressionante, sostenuta dalla robusta domanda dei suoi grandi mercati interni. Un recente rapporto della Banca Mondiale intitolato “Navigare nella tempesta” sottolinea che l’economia indiana si è dimostrata straordinariamente resistente agli impatti del deterioramento del contesto esterno, crescendo più rapidamente della maggior parte delle principali economie di mercato emergenti (EME).
Con un sistema bancario in buona salute che sostenga la ripresa economica del Paese, si prevede che nel prossimo anno gli investimenti del settore privato aumenteranno, rendendo l’India un punto di riferimento nel panorama asiatico degli affari e degli investimenti.

Il settore manifatturiero indiano è entrato nel 2023 con una nota positiva raggiungendo i 57,8 punti nell’indice dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero (PMI) compilato da S&P Global. L’India ha assistito a questa espansione della produzione grazie al più rapido miglioramento delle condizioni aziendali in oltre due anni e all’accelerazione della crescita di nuovi ordini e produzione.

Fattori che aiutano a semplificare gli affari in India
Al centro delle riforme sulla facilità di fare impresa in India c’è stata un’ampia attenzione alla razionalizzazione e alla digitalizzazione degli adempimenti normativi, che abbracciano l’intero ciclo di attività, dall’inizio alla fine. Nel Paese la razionalizzazione degli adempimenti normativi ha ricevuto la massima priorità. Nel 2022, il governo ha lavorato per semplificare, razionalizzare e digitalizzare 33.000 procedure tra ministeri, dipartimenti e Stati federali.
Negli ultimi tempi anche la facilitazione del commercio è stata oggetto di una serie di riforme tanto che la classifica globale dell’India è passata dalla 146a posizione del 2018 alla 68a nel 2020. Iniziative come il passaggio a un sistema di conformità senza carta, maggiori autorizzazioni attraverso il sistema di gestione del rischio, ecc. hanno contribuito a ridurre i tempi di attesa e i costi di transazione per esportatori e importatori.
Anche le rigorose misure di riforma introdotte dal 2014 nell’ambito del Business Reform Action Plan (BRAP), che prevede una valutazione e una classifica annuale, hanno contribuito a migliorare in modo significativo il contesto imprenditoriale a livello nazionale.

18,5 miliardi di euro a disposizione delle imprese nel nuovo piano strategico di Simest a sostegno dell’internazionalizzazione
Prende il via il piano strategico 2023 – 2025 di Simest a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese del Made in Italy. Attraverso la strategia, Simest intende rafforzare la propria mission con un incremento delle risorse impegnate a 6,8 miliardi nel 2025. L’impegno complessivo nel triennio sarà di 18,5 miliardi, +20% rispetto al triennio precedente.
Il piano “Impatto d’impresa. Sì, un patto per la crescita”, rafforza il ruolo di Simest a supporto dell’internazionalizzazione delle aziende italiane attraverso quattro pilastri: crescita sostenibile e di qualità; digitalizzazione ed efficienza operativa; valorizzazione delle persone e cultura aziendale; impatto sul territorio e ESG.
“L’attuale momento storico, segnato da grandi emergenze che alimentano un nuovo stato di instabilità persistente, rende necessario rafforzare l’azione. E’ per questa ragione che il piano ha messo a punto strumenti ancora più efficaci e mira – anche attraverso un nuovo servizio di consulenza strategica – a consolidare il ruolo chiave di Simest quale partner del Made in Italy nel mondo”, commenta Pasquale Salzano, presidente di Simest.
“Crescita sostenibile, innovazione, impatto sul territorio saranno i driver dello sviluppo che intendiamo perseguire per permettere alle nostre imprese di affermarsi nel mondo. Obiettivi condivisi con Cassa Depositi e Prestiti e che attueremo in collaborazione con tutti gli attori del Sistema Paese, a partire dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”, aggiunge.
Vediamo nel dettaglio che cosa prevede il piano Simest per questi quattro assi di intervento, considerando che nel suo insieme il piano prevede un incremento delle risorse messe in campo che passeranno dagli attuali 1,7 miliardi a 6,8 miliardi nel 2025, per un impegno complessivo nel triennio di 18,5 miliardi.
1) Crescita sostenibile e di qualità
L’evoluzione dell’impegno di Simest sarà guidata da innovazione, efficienza e cooperazione sistemica, attraverso vari strumenti a sostegno delle imprese, primi fra tutti gli investimenti partecipativi e sostegno alle startup/PMI innovative.
In questo ambito il piano prevede una crescita qualitativa dei prestiti partecipativi, con focus su investimenti con impatto sul territorio oltre che semplificazioni nel rapporto con le imprese partner al fine di ridurre i tempi di finalizzazione delle operazioni. Inoltre, attraverso il recente accordo sottoscritto con CDP Venture Capital SGR, il Fondo di Venture Capital, gestito da Simest in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), supporterà con 200 milioni anche i processi di internazionalizzazione delle Start up e PMI Innovative.
Per quanto riguarda, invece i fondi pubblici gestiti in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il focus si sposterà sull’ampliamento degli ambiti di attività dei finanziamenti agevolati a supporto di investimenti dedicati ai temi chiave della sostenibilità, della digitalizzazione e del supporto alle filiere produttive.
A ciò si aggiunge lo sviluppo di misure ad hoc a favore delle imprese con interessi diretti verso mercati strategici per il Made in Italy, con l’avvio di una prima misura specifica verso i Balcani Occidentali.
Per quanto riguarda le misure di supporto all’export credit, rinnovata vicinanza a sostegno delle imprese italiane attive in settori strategici a livello internazionale, estendendo maggiormente gli strumenti anche a favore delle piccole e medie imprese.
Simest rafforzerà l’attività commerciale attraverso la cooperazione con il Gruppo CDP e il potenziamento della Rete sul territorio con la conferma della vicinanza alle imprese del Sud.
Inoltre, si prevede il rafforzamento della collaborazione con il sistema bancario al fine di ampliare maggiormente l’informazione e la formazione delle misure Simest alle aziende con vocazione all’internazionalizzazione, dedicando un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese per la diffusione dei fondi pubblici.
Nell’ambito della consulenza strategica, Simest amplierà la propria offerta attivando servizi dedicati in coordinamento con il sistema istituzionale, per agevolare l’ingresso e il consolidamento delle imprese italiane sui mercati strategici esteri, facilitando l’accesso al network locale. Inoltre, favorirà l’incontro delle aziende nazionali con quelle estere anche attraverso la piattaforma di 2Business Matching” di CDP.
2) Digitalizzazione ed efficienza operativa
Nel triennio Simest attuerà un profondo processo di trasformazione digitale mirato a rafforzare e massimizzare la velocità di servizio al cliente, puntando a una migliore esperienza delle imprese grazie alla semplificazione dei processi. Tutto ciò supportato da importanti investimenti digitali in arco di piano, triplicati rispetto al triennio precedente. Al fine di migliorare il livello di servizio ai clienti, è stato inoltre avviato un percorso di rafforzamento dell’organico con l’inserimento graduale di nuove professionalità e competenze in ambito ESG, innovazione tecnologica e servizio di consulenza, con una crescita complessiva dell’organico prevista in arco piano del 15%.
3) Valorizzazione delle persone e cultura aziendale
Simest punta al benessere e alla crescita delle proprie persone: è stato avviato un programma di rigenerazione culturale per sviluppare una cultura co-costruita, trasversale e distintiva, integrata nei principi di Gruppo, valorizzando inclusione e diversità.
Il programma vede Simest coinvolta nella valorizzazione delle sue risorse attraverso diverse iniziative, quali:
1.- l’impegno verso parità di genere e di salario, con un obiettivo di almeno il 40% di donne in posizioni manageriali
2.- l’equilibrio vita-lavoro (es. diritto alla disconnessione)
3.- il rafforzamento del welfare aziendale (10% del budget allocato a iniziative di welfare e people caring)
4.- la forte attenzione ai percorsi di crescita, grazie ad un potenziamento delle competenze professionali anche in ambito ESG
5.- le iniziative interne ed esterne per veicolare la nuova proposizione di valori con un programma innovativo di diffusione del brand con i giovani dipendenti protagonisti come Ambassador.
4) Impatto sul territorio e ESG
Il piano strategico mira a siglare un patto con le imprese italiane anche per promuovere i loro investimenti in sostenibilità sociale economica e ambientale. È previsto quindi un forte impegno con lo sviluppo di strumenti ESG oriented, misurando l’impatto sul territorio ex-post su quattro dei dieci campi d’intervento definiti da CDP: Transizione energetica, Digitalizzazione,
Innovazione tecnologica, Sostegno alle filiere strategiche.
Anche sul piano aziendale, Simest adotterà iniziative di sostenibilità interna, tra cui specifiche azioni per una sempre maggiore attenzione all’ambiente (come gli incentivi alla mobilità green) e un maggiore sostegno ai dipendenti e le loro famiglie su temi prioritari (es. mutuo casa e prestiti concessi dalle aziende).
Fonte: INNOVATION POST
Con l’obiettivo della crescita cinese per il 2023, viene sottolineata l’importanza dei capitali stranieri. Potrebbe trattarsi dell’introduzione di politiche di incentivazione e di un’ulteriore apertura del mercato a favore delle aziende straniere. Nonostante i venti contrari dovuti alle tensioni bilaterali e alle rigide politiche COVID-19, nel 2022 gli investimenti europei in Cina sono saliti alle stelle. Analizziamo allora gli investimenti europei in Cina negli ultimi anni ed esploriamo le opportunità per le aziende europee nel 2023.
Nel 2022 gli investimenti europei in Cina sono cresciuti per la prima volta in quattro anni. L’inversione di tendenza degli investimenti è stata particolarmente marcata perché è stata preceduta da diversi anni di declino e ha superato in modo significativo il livello medio degli IDE in entrata nel Paese.
Nel 2023, con l’ingresso della Cina in una nuova era di “convivenza con il COVID”, sarà molto più facile per le imprese straniere entrare in questo mercato, con la potenziale apertura agli investimenti europei a livelli superiori. Tuttavia, come illustrato di seguito, oltre al COVID-19 coesistono una serie di altri ostacoli che potrebbero impedire la partecipazione delle imprese europee all’economia cinese.
In questo articolo analizziamo le tendenze degli investimenti europei in Cina negli ultimi anni segnalando alcuni dei settori in cui le aziende europee possono avere un vantaggio strategico.
Investimenti europei in Cina prima del 2022
Nonostante gli afflussi complessivi di IDE siano cresciuti a tassi storici, nei primi due anni della pandemia gli investimenti europei in Cina sono crollati. Secondo i dati del Ministero del Commercio cinese, l’ammontare effettivo degli investimenti è sceso dell’11,8% su base annua nel 2020 e del 10,4% su base annua nel 2021. Questo calo viene parzialmente attribuito alla pandemia, ma gli investimenti dell’UE in Cina stavano diminuendo anche prima del 2020. Quattro dei cinque anni dal 2017 al 2021 hanno registrato un calo degli afflussi di investimenti dall’UE. Il 2018 è stata l’unica eccezione, quando gli investimenti sono cresciuti del 25,7% su base annua.
Di conseguenza anche gli investimenti dell’UE, in proporzione agli IDE complessivi della Cina, sono scesi dal 7,5% nel 2018 al 2,8% nel 2021.

Fonte: Bollettino statistico degli IDE in Cina 2018-2022, Ministero del Commercio.
Questo rallentamento della crescita è stato in parte attribuito agli ostacoli di lunga data che le aziende europee si trovano ad affrontare per accedere al mercato cinese.
La pandemia ha esacerbato la situazione. Un documento di posizione della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina (Camera UE), pubblicato nel settembre 2022, ha delineato alcune delle difficoltà incontrate dalle aziende dell’UE nell’ambito della politica zero-COVID della Cina. Il documento affermava inoltre che molte aziende europee, pur non avendo ancora abbandonato la Cina, a causa delle restrizioni stavano prendendo in considerazione l’idea di trovare delle alternative al mercato cinese.
Anche il rallentamento della crescita economica cinese in questo periodo potrebbe aver spinto le aziende a investire in altri mercati a più alta crescita.
Secondo una ricerca di Rhodium Group, la diminuzione degli investimenti dai Paesi dell’UE ha portato a una concentrazione dei Paesi europei di provenienza, delle aziende investitrici e dei settori di destinazione. Nei quattro anni fino al 2021, i primi 10 investitori europei rappresentano in media l’80% degli investimenti totali dall’Europa, rispetto alla media del 49% del periodo 2008-2017.
Inoltre, sono solo cinque i settori (automobilistico, agroalimentare, farmaceutico e biotecnologico, chimico e della produzione di prodotti di consumo) che hanno attratto circa il 70% di tutti gli IDE provenienti dai Paesi europei, rispetto a una media del 57% negli anni dal 2008 al 2012 e del 65% dal 2013 al 2017. Infine, nei quattro anni fino al 2021, una media dell’87% del valore totale degli investimenti dall’Europa proviene da soli quattro Paesi: Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia. Si tratta di un aumento rispetto alla media del 69% dei 10 anni precedenti.
Nel 2022 aumentano gli investimenti europei in Cina
Nonostante il calo degli investimenti dell’UE in Cina negli ultimi anni, il 2022 ha visto un’improvvisa inversione di tendenza. Secondo gli ultimi dati del MOFCOM, nel 2022 gli investimenti dell’UE in Cina sono cresciuti di ben il 92,2% rispetto all’anno precedente. Gli investimenti dalla Germania sono cresciuti del 52,9% su base annua. Questa impennata si è verificata nonostante gli IDE complessivi in Cina nel 2022 siano rallentati a un tasso di appena il 6,3% su base annua, e nonostante l’impatto della pandemia continui a pesare sull’economia cinese.
Il Ministero non ha fornito un valore concreto o una ripartizione degli investimenti. Tuttavia, secondo una ricerca dell’Istituto economico tedesco, gli investimenti della Germania in Cina nella prima metà del 2022 hanno raggiunto i 10 miliardi di euro: un record semestrale, in aumento rispetto ai 6,2 miliardi di euro dello stesso periodo del 2021.
Questo aumento è probabilmente dovuto in parte all’impatto di alcune importanti operazioni di investimento effettuate da aziende europee nel corso del 2022. Ad esempio, nel febbraio di quell’anno, la casa automobilistica tedesca BMW ha acquisito la quota di controllo nella sua joint venture cinese, BMW Brilliance, portandola dal 50% al 75% in un’operazione del valore di 3,7 miliardi di euro. Questo è il risultato diretto di una politica di graduale allentamento delle restrizioni sulle quote di proprietà straniere nell’industria automobilistica, che consentirà alle case automobilistiche straniere di detenere una quota di maggioranza nelle loro joint venture in Cina a partire dal 2022.
Ciò suggerisce che gli IDE europei nel 2022 provengono ancora da un piccolo gruppo di Paesi e aziende e che l’aumento degli IDE complessivi dall’Europa non si traduce necessariamente in maggiori opportunità per le aziende europee. Come riportato dal report di Rhodium Group, le aziende europee più piccole sono più avverse al rischio e quindi meno propense ad entrare nel mercato cinese. Infatti, secondo il rapporto, dallo scoppio della pandemia COVID-19 quasi nessun nuovo investitore europeo è entrato nel mercato cinese.
Sebbene questi segnali indichino che le aziende più piccole non siano entrate in Cina nel 2022, per fare una valutazione accurata dell’andamento di questi investimenti sono necessarie informazioni più dettagliate.
Dal novembre 2022, la Cina ha adottato una serie di misure per eliminare quasi tutte le restrizioni entrate in vigore con il COVID-19, compresa l’eliminazione della quarantena per i viaggiatori in entrata. Ciò ridurrà in modo significativo le barriere di ingresso per le aziende che intendono investire in Cina, in particolare per quelle più piccole che non hanno già una presenza significativa nel Paese.
Inoltre, da quando la Cina ha invertito la propria politica zero-COVID passando ad un’agenda economica incentrata sulla crescita, i rappresentanti del Governo cinese hanno ripetutamente sottolineato l’importanza del capitale straniero per il 2023 e negli anni successivi. Ciò potrebbe significare che il Governo cinese introdurrà maggiori politiche preferenziali per gli investitori stranieri e faciliterà l’accesso al suo mercato. Questi nuovi sviluppi potrebbero incoraggiare un maggior numero di aziende europee a investire in Cina nel prossimo futuro.
L’evoluzione delle relazioni UE-Cina
Per la volontà dei governi europei di ridurre la loro dipendenza economica dalla Cina, negli ultimi anni le relazioni Cina-UE si sono notevolmente raffreddate. Le controversie su presunte violazioni dei diritti umani, sulla concorrenza sleale e sulla crescente influenza cinese in Europa hanno influito sui governi europei affinché assumessero una posizione più dura nei confronti della Cina continuando a tormentare le relazioni bilaterali.
Nel 2022, le relazioni si sono ulteriormente deteriorate in seguito alla guerra tra Russia e Ucraina, quando la Cina e i Paesi europei si sono trovati su fronti opposti del conflitto. I Paesi europei, inoltre, sono stati sottoposti a pressioni da parte degli Stati Uniti per prendere le distanze dalla Cina, con l’obiettivo di scollegare l’economia statunitense da quella cinese. Di recente, questo si è tradotto in pressioni sui governi europei per mantenere il divieto di esportazione di chip in Cina. Questo ha messo le aziende di chip dell’UE (come ASML – la più grande azienda tecnologica europea per capitalizzazione di mercato) direttamente sotto il fuoco incrociato della guerra tecnologica tra i due colossi.
Nonostante il gelo, i Paesi europei hanno continuato a mantenere relazioni commerciali e di investimento bilaterali con la Cina. Come si legge nella scheda informativa sulle relazioni UE-Cina, l’Unione europea “ha mantenuto il proprio impegno e la propria cooperazione in considerazione del ruolo cruciale della Cina nell’affrontare le sfide globali e regionali”.
Inoltre, il 2022 ha visto anche sviluppi significativi nelle relazioni tra la Cina e alcuni Paesi dell’UE. Il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz ha visitato la Cina all’inizio di novembre: primo leader del G7 dall’inizio della pandemia. Sebbene il viaggio sia stato alquanto controverso in patria, si è comunque rivelato proficuo per ripristinare la comunicazione tra le due potenze.
Il dialogo bilaterale continuerà anche nel 2023, quando il diplomatico di punta ed ex Ministro degli Esteri cinese Wang Yi si preparerà a partire per un viaggio in Germania e Belgio, in occasione del quale incontrerà i funzionari dell’UE.
Secondo il responsabile dello sviluppo degli affari europei di Dezan Shira & Associates Riccardo Benussi, i Paesi europei, piuttosto che seguire l’esempio degli Stati Uniti, cercano di essere sempre più autonomi nelle relazioni con la Cina. Per molti di essi sarà necessario trovare un equilibrio precario per mantenere le relazioni commerciali e di investimento con la Cina evitando di finire nel mirino delle sanzioni statunitensi.
Prospettive per le aziende europee in Cina nel 2023
In uno sforzo concreto per espandere l’accesso al mercato agli investitori stranieri, la Cina ha continuato ad ampliare il suo Catalogo delle Industrie Incoraggiate per gli Investimenti Stranieri (Versione 2022) (il “Catalogo Incoraggiato FI 2022”). La versione 2022 del catalogo comprende un totale di 1.474 articoli suddivisi in due cataloghi (un catalogo nazionale e uno regionale), con un aumento del 19% rispetto alla versione 2020.
Qui di seguito sono riportati alcuni dei settori che mostrano un elevato potenziale di crescita dal 2023 e che sono aperti agli investimenti esteri.
Trasporto aereo
Con l’abolizione delle restrizioni COVID-19 in Cina, nel 2023 sia i viaggi aerei nazionali che quelli internazionali dovrebbero registrare una ripresa. L’aumento della domanda di viaggi aerei eserciterà a sua volta una maggiore pressione sullo sviluppo e sull’espansione del settore. Al di là dell’aumento a breve termine della domanda, la Cina ha da tempo in programma l’espansione ed il potenziamento del settore dell’aviazione, che comprenderà sia la costruzione di nuovi aeroporti sia il miglioramento della loro tecnologia e delle flotte esistenti.
Nell’ottobre 2022, l’Amministrazione cinese dell’aviazione civile (CAAC) ha pubblicato il Piano d’azione per l’approfondimento completo della riforma dell’aviazione civile, che delinea i compiti e gli obiettivi principali per lo sviluppo del settore nei prossimi tre-cinque anni. Tra gli altri compiti, il piano prevede la digitalizzazione dei servizi dell’aviazione civile, l’innovazione dei modelli di supervisione della sicurezza, l’ottimizzazione delle risorse e l’istituzione di un meccanismo di mercato volto a ridurre le emissioni di anidride carbonica nel comparto.
Il catalogo 2022 FI Encouraged Catalogue delinea esplicitamente diversi settori dell’industria aeronautica in cui gli investimenti esteri sono incoraggiati. Fra di essi figurano la progettazione e la produzione di aeromobili civili, elicotteri civili e parti di elicotteri, veicoli “ad effetto suolo” e velivoli senza equipaggio.
Esistono quindi, all’interno del crescente settore dell’aviazione cinese, ampie opportunità per le aziende europee.
Nel gennaio 2022, l’azienda aerospaziale europea Airbus ha annunciato di aver firmato un memorandum d’intesa con la città di Chengdu per istituire il primo centro di servizi sostenibili per il “ciclo di vita” degli aeromobili in Cina, che “coprirà una serie di attività che vanno dal posteggio e stoccaggio degli aeromobili, alla manutenzione, agli aggiornamenti, alle conversioni, allo smantellamento e ai servizi di riciclaggio per vari tipi di aeromobili”.
Assistenza sanitaria
Il rapido invecchiamento della popolazione cinese e l’aumento del tenore di vita stanno sottoponendo al sistema sanitario del Paese una domanda sempre maggiore. Secondo Statista, i ricavi del mercato sanitario cinese dovrebbero crescere a un tasso di crescita annuale composto del 5,8% dal 2023 al 2027, per raggiungere un volume di mercato di 22,9 miliardi di dollari.
Tuttavia, il mercato sanitario cinese rimane relativamente poco sviluppato, con una spesa totale che rappresenta solo il 7,12% del PIL totale nel 2020. In confronto, la spesa degli Stati Uniti ha raggiunto il 18% nello stesso anno. Ciò significa che esiste un notevole potenziale di crescita del mercato, in quanto la Cina intende migliorare i propri risultati sanitari nel prossimo decennio.
I settori con un potenziale di crescita significativo includono i dispositivi medici, i servizi sanitari online e i biofarmaci.
Energia rinnovabile
L’industria cinese delle energie rinnovabili continua a mostrare un enorme potenziale di crescita, nello sforzo del Paese di decarbonizzare rapidamente la propria economia e di raggiungere gli obiettivi climatici prestabiliti. Per molti versi, la Cina e l’Europa hanno obiettivi energetici reciprocamente vantaggiosi, in quanto entrambe le regioni cercano di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dopo la guerra tra Russia e Ucraina, nel caso dell’Europa.
Alcuni settori dell’industria cinese delle energie rinnovabili, come il solare e l’idroelettrico, sono già estremamente saturi e di difficile accesso per le aziende straniere. Tuttavia, ci sono ancora diversi settori in cui le aziende europee possono competere e integrare il mercato cinese dell’energia pulita. Tra questi, il mercato dell’accumulo di energia, le reti intelligenti, le tecnologie ad alta efficienza energetica e l’energia a idrogeno.
Sia l’Europa che la Cina stanno investendo molto nell’energia a base di idrogeno: l’UE ha approvato 5,4 miliardi di euro di sovvenzioni per il mercato dell’idrogeno nel luglio 2022 e la Cina lo ha identificato come una delle “sei industrie del futuro”. Il Catalogo Incoraggiato FI 2022 incoraggia, tra gli altri, gli investimenti esteri nelle “tecnologie verdi per lo sviluppo, lo stoccaggio, il trasporto e la liquefazione dell’idrogeno”.
Nel frattempo, nel settore dell’accumulo energetico, la Cina ha fissato l’obiettivo di aumentare la propria capacità di accumulo di energia idroelettrica non pompata a circa 30GW entro il 2025 e 100GW entro il 2030 – un aumento di oltre il 3000% rispetto ai 3,3GW del 2020. Inoltre, il Catalogo FI Incoraggiati 2022 incentiva gli investimenti stranieri in modo particolare nella ricerca e sviluppo e nell’applicazione di grandi tecnologie di stoccaggio dell’energia.
Produzione di alto livello
In Cina, l’industria manifatturiera di fascia alta rimane un settore redditizio. Dopo aver occupato per decenni la posizione di “fabbrica del mondo”, la Cina sta ora investendo molto per spostare il settore manifatturiero verso l’alto della catena del valore industriale. Questo non è solo un modo per aumentare il valore della produzione, ma anche un passo necessario per rendere il settore a prova di futuro, dato che l’aumento del costo del lavoro e l’invecchiamento della manodopera renderanno sempre più difficile per la Cina competere con i mercati più economici a forte crescita.
L’automazione e la “trasformazione digitale” svolgeranno un ruolo fondamentale in questo processo, offrendo molte opportunità alle aziende europee che operano nei settori della robotica, dell’automazione, delle soluzioni produttive e dei macchinari di fascia alta.
L’Europa ospita un gran numero di aziende con capacità produttive avanzate, in particolare nel settore automobilistico (un altro settore ad alto potenziale di crescita in Cina). È anche sede di una serie di aziende di automazione industriale, macchinari e robotica con capacità tecnologiche ricercate dall’industria manifatturiera cinese.
Gli investimenti europei in Cina continueranno a crescere nel 2023?
La crescita degli investimenti europei in Cina nel 2023 dipenderà in gran parte dalle misure che Pechino adotterà per ampliare l’accesso al mercato e per semplificare le operazioni delle aziende europee. Sebbene i funzionari cinesi abbiano ripetutamente dichiarato l’intenzione di attrarre maggiori investimenti stranieri nel 2023, non sono ancora state emanate misure concrete in tal senso, ma è ancora presto. Per questo motivo, è difficile prevedere in termini assoluti la traiettoria di crescita degli investimenti europei rispetto al 2022 o il ritorno al declino registrato negli anni precedenti.
Vi sono tuttavia indicatori che indicano un miglioramento del contesto commerciale cinese per le aziende europee, dovuto in buona parte all’abolizione delle restrizioni COVID-19, che contribuirà a placare le rimostranze delle aziende costrette ad affrontare l’interruzione delle catene di approvvigionamento, le restrizioni alla circolazione pubblica di persone e merci e la chiusura dei mercati.
Inoltre, data la solidità e l’elevato potenziale di crescita in una moltitudine di settori, è inevitabile che la Cina continui ad attrarre investitori dall’Europa, per lo meno dalle aziende più grandi e consolidate del continente.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da ChinaBriefing, un prodotto editoriale di Dezan Shira & Associates, partner di Eurolink Geie. Lo studio assiste gli investitori stranieri in tutta l’Asia e ha uffici in Cina, Hong Kong, Vietnam, Singapore, Indonesia, Thailandia, Malesia, Filippine, Russia e India. Contatta italiandesk@dezshira.com o visita il sito web all’indirizzo www.dezshira.com.
Guida alle relazioni commerciali e agli investimenti in Italia, Singapore e Vietnam
In concomitanza con la missione di una delegazione di Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili italiani a Singapore e in Vietnam, l’AICEC, il CNDCEC e la Fondazione nazionale dei Commercialisti, con la collaborazione di Dezan Shira & Associates ed il contributo di Intesa Sanpaolo, hanno pubblicato questa guida che illustra le relazioni commerciali tra i tre Paesi, fornendo una guida agli investimenti in ciascuno di essi.
Le tre sezioni della guida, ciascuna dedicata ad un Paese, offrono una panoramica del sistema economico e politico ed illustrano le modalità per avviare un’attività imprenditoriale, il sistema fiscale, i rapporti di lavoro e gli incentivi disponibili a supporto di investitori ed imprese. Vengono infine presentati gli accordi di libero scambio applicabili, oltre alle regole e alle prove di origine delle merci. Scarica la guida qui!
L’economia vietnamita si è resa protagonista di una crescita record con un aumento del PIL dell’8,02% nel 2022, il ritmo annuale più veloce dal 1997. Il dato è superiore all’obiettivo di crescita ufficiale prefissato del 6,0%-6,5% e alla crescita dell’anno precedente, pari ad appena il 2,58%, quando le chiusure dovute al COVID-19 hanno inciso sulle attività economiche del Paese. L’elevata crescita annuale è avvenuta nonostante i rischi derivanti dalla recessione globale e del suo impatto sulla domanda di esportazioni dal Vietnam, che è produttore chiave di beni come tessuti, calzature ed elettronica per i grandi marchi internazionali. La performance economica è dunque notevole in un contesto di incertezza economica e politica globale e di sfide. Secondo i dati del GSO (Ufficio Generale di Statistica), nel 2022 il settore industriale e delle costruzioni è cresciuto del 7,78%, mentre il settore dei servizi ha registrato un’espansione del 9,99% e il settore agricolo del 3,36%. Le esportazioni sono aumentate del 10,6%, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate del 19,8%, e i prezzi al consumo a dicembre sono aumentati del 4,55% rispetto all’anno precedente. Gli investimenti diretti esteri (IDE) in Vietnam, uno dei principali motori economici del Paese, sono aumentati del 13,5% nel 2022, raggiungendo i 22,4 miliardi di dollari, secondo il governo. Questo dato rispecchia la notevole crescita avvenuta e l’aumento della capacità attrattiva del Paese. Gli IDE promessi, che indicano gli afflussi futuri, sono scesi dell’11%, ma si tratta di un calo sintomatico per la diminuita fiducia a livello globale. Ma l’attrattività del Vietnam sulla scena internazionale non è minimamente in discussione. Anzi, è semmai in continuo aumento. Sempre più colossi digitali e tecnologici stanno mettendo radici nel Paese, a partire da Apple e Amazon che stanno rafforzando le loro linee produttive locali.
Fonte: Associazione Italia-ASEAN
“Vogliamo ripulire l’aria da 3000+ tonnellate di Co2 nei prossimi 30 anni”
Da 30 anni Dezan Shira aiuta le aziende and entrare e crescere con successo nei mercati asiatici. In occasione del trentesimo anniversario della sua fondazione, desidera rivolgere l’attenzione alla rigenerazione ambientale della regione ed agli sforzi dedicati alla riforestazione, in particolare per la ricrescita delle foreste dell’Asia.
Con il supporto di piattaforme locali dedicate, le attività di ripiantumazione avranno, fra l’altro, ricadute sulla protezione della biodiversità e sugli habitat delle specie in pericolo di estinzione.
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Thailandia: Nuovi incentivi per la conservazione degli investitori, la delocalizzazione, l’alta tecnologia e le industrie verdi
La Thailandia ha introdotto nuovi incentivi per sostenere le industrie ad alta tecnologia, esenzioni fiscali per le aziende che si trasferiscono nel Paese e premi per gli investitori esistenti.
I nuovi incentivi sono stati emessi per portare avanti gli obiettivi della Strategia quinquennale di promozione degli investimenti della Thailandia, che mira a promuovere attività a più alto valore aggiunto dopo il COVID-19.
La Thailandia ha introdotto un pacchetto di incentivi volti a promuovere gli investimenti e a migliorare l’economia, con misure che vanno dai premi per gli investitori esistenti al sostegno per le industrie ad alta tecnologia.
Gli incentivi sono stati annunciati dal Consiglio per gli investimenti della Thailandia (BOI) il 4 novembre 2022, a seguito di una riunione del Consiglio tenutasi il giorno precedente. Essi comprendono esenzioni fiscali, la creazione di categorie industriali recentemente promosse e zone speciali regionali per gli investimenti.
Gli incentivi rappresentano la prima importante misura attuata dopo l’annuncio della nuova Strategia quinquennale di promozione degli investimenti del Paese nell’ottobre 2022. La strategia, che durerà dal 2023 al 2027, mira a trasformare l’economia tailandese promuovendo gli investimenti in industrie innovative, ad alta tecnologia e verdi.
In questo articolo esaminiamo i nuovi incentivi e il loro contributo alle ambizioni economiche della Thailandia.
I nuovi incentivi della Thailandia
I nuovi incentivi della Thailandia entreranno in vigore dal 1° gennaio 2023 e vengono così riassunti.
Programma di mantenimento ed espansione degli investitori
Il pacchetto di incentivi introduce esenzioni fiscali per premiare gli investitori già attivi in Thailandia da lunga data. È la prima volta che il governo thailandese concede incentivi a questo tipo di investitori.
In particolare, le aziende che hanno ottenuto benefici per gli investimenti dal governo thailandese per almeno tre progetti negli ultimi 15 anni, con un valore di investimento complessivo di almeno 10 miliardi di baht (265 milioni di dollari), e che stanno chiedendo l’approvazione per un nuovo progetto o un progetto di espansione del valore di 500 milioni di THB o più, possono ricevere incentivi speciali. Questi includono un’esenzione dall’imposta sul reddito delle società (CIT) per un massimo di tre anni o una riduzione del 50% della CIT per un massimo di cinque anni, a seconda del tipo di attività.
Programma di trasferimento
Il pacchetto di incentivi stabilisce un nuovo programma di delocalizzazione per premiare le aziende che trasferiscono le loro attività in Thailandia con esenzioni dalla CIT. Si tratta in particolare di sedi regionali, centri di ricerca e sviluppo e impianti di produzione. L’esenzione dalla CIT, tuttavia, si applica solo alle entrate derivanti dalle attività produttive delocalizzate.
Le aziende che trasferiscono in Thailandia tutte le attività riceveranno un’esenzione dalla CIT di cinque anni. Quelle che trasferiscono solo le sedi regionali e gli impianti di produzione riceveranno un’esenzione dalla CIT di tre anni. Le aziende che trasferiscono solo i centri di ricerca e sviluppo e gli impianti di produzione riceveranno un’esenzione dalla CIT da uno a cinque anni, a seconda del settore.
Nuove categorie industriali promosse
Con l’approvazione del pacchetto di incentivi, ulteriori industrie saranno considerate “settori industriali promossi”. Tali industrie possono fare ricorso alle misure di promozione degli investimenti del BOI, che includono, tra l’altro, incentivi fiscali, fondiari e per le assunzioni.
La promozione delle nuove industrie è rivolta in particolare a quelle sostenibili dal punto di vista ambientale. Tra queste, la produzione di veicoli a idrogeno, l’installazione di stazioni di scambio di batterie per veicoli elettrici, i nuovi alimenti, gli alimenti biologici, la produzione di idrogeno e la generazione di energia e vapore dall’idrogeno.
Incentivi per le tecnologie avanzate
Il pacchetto di incentivi concede “incentivi premium” agli investimenti in industrie a monte che comportano innovazione e alta tecnologia, che il BOI classifica come investimenti “A1+”. Tra i settori rilevanti vi sono le biotecnologie, le nanotecnologie e i materiali avanzati.
Per essere qualificati, i progetti devono prevedere il trasferimento di tecnologia e la cooperazione con gli istituti di istruzione e ricerca thailandesi. I progetti qualificati possono ricevere esenzioni CIT senza un tetto massimo per un massimo di 10-13 anni, a seconda dell’attività. Il pacchetto aggiorna la fabbricazione dell’acqua alla categoria A1+, estendendo l’esenzione CIT massima per queste attività da 10 a 13 anni.
Nuove zone di investimento speciali
Quattro regioni della Thailandia, che comprendono 16 province, saranno designate come zone speciali di investimento grazie al pacchetto di incentivi. Le quattro aree sono il Corridoio economico settentrionale, il Corridoio economico nord-orientale, il Corridoio economico centro-occidentale e il Corridoio economico meridionale.
Le zone di investimento speciali beneficiano di numerosi incentivi. La creazione di nuove zone di investimento speciali segue il successo del Corridoio economico orientale della Thailandia, che è stato una destinazione popolare per gli investimenti sin dalla sua istituzione nel 2017.
Facilità d’impresa
L’ultima componente del pacchetto di incentivi prevede l’istituzione del Sottocomitato per la risoluzione delle criticità e la semplificazione degli investimenti. Secondo il comunicato stampa del BOI, il Sottocomitato collaborerà con l’Ufficio del Primo Ministro e altre agenzie per migliorare la facilità di fare affari in Thailandia, affrontando i punti dolenti segnalati dagli investitori.
Guidare gli investimenti high-tech e verdi
Il pacchetto di incentivi del BOI pone una notevole enfasi sull’attrazione di investimenti in industrie ad alta tecnologia e sostenibili dal punto di vista ambientale. Il pacchetto segna la continuazione della strategia “Thailandia 4.0”, volta ad allontanare la Thailandia da un’economia basata sulle esportazioni e dipendente dal basso costo del lavoro e dalle risorse naturali.
La “Thailandia 4.0” è una strategia di innovazione, al centro della pianificazione economica del governo thailandese. Essa mira a trasformare il Paese in un’economia innovativa ad alta tecnologia, sviluppando industrie e regioni mirate.
La Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha stanziato ulteriori 420 mila euro per aumentare la dotazione finanziaria su base territoriale del bando per la concessione di contributi a fondo perduto a favore di interventi per l’internazionalizzazione delle imprese.
L’intero pacchetto del bando raggiunge così la dotazione complessiva di 2.920.000 euro. Possono beneficiarne sia le PMI che le grandi imprese aventi sede di svolgimento dell’attività economica nel territorio regionale.
Ripartizione delle risorse
Le risorse aggiuntive sono state ripartite in proporzione al numero complessivo delle imprese attive in ciascun territorio delle ex province. Gorizia riceverà 40.691 euro; Pordenone 110.663 euro; Trieste 65.439 euro e Udine 203.205 euro.
Quali progetti
I progetti di internazionalizzazione possono riguardare sia la partecipazione a fiere e esposizioni (per attività di promozione, marketing, tutela della proprietà intellettuale, management) che i progetti concernenti iniziative di internazionalizzazione digitale.
Il supporto ai progetti di internazionalizzazione ha l’obiettivo di aumentare la presenza delle imprese sui mercati esteri in relazione all’attività economica esercitata in Friuli Venezia Giulia, in termini di rapporti con altre imprese, consumatori e istituzioni operanti in tali mercati, esclusa in ogni caso la delocalizzazione dell’attività svolta nel territorio regionale.
Il bando
Il bando è aperto dal 1 dicembre 2022 al 31 gennaio 2023. L’intensità massima del contributo è pari al 50 per cento della spesa ammissibile. L’ammontare massimo del contributo concedibile è pari a 100 mila euro ed il limite minimo di spesa ammissibile è pari a 15 mila euro.
Nonostante il complesso quadro internazionale, le piccole e medie imprese – che rappresentano più dell’80 percento del tessuto produttivo regionale – mantengono una spiccata vocazione all’export. In questo contesto hanno l’opportunità di prevedere nuovi sviluppi.
Il nostro contributo
Grazie al suo team di esperti internazionali, Eurolink Geie lavora al fianco delle aziende supportandole nelle delicate fasi di pianificazione strategica, costituzione aziendale ed avviamento dell’attività sui principali mercati esteri. Le principali aree di attività sono rivolte all’area dell’Europa centro-orientale ed ai Paesi asiatici, in collaborazione con la società Dezan Shira & Associates.