Il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, ha aperto venerdì scorso a Trieste il Forum Imprenditoriale Italia-Serbia, dedicato al tema “Transizione verde: nuove opportunità per la collaborazione bilaterale”.
“Il Governo ha investito fortemente su un rilancio della presenza economica italiana nei Balcani Occidentali, un’area nevralgica per il futuro dell’Europa, con la predisposizione di nuovi pacchetti di strumenti finanziari a sostegno delle imprese italiane e serbe” ha commentato Tajani, che ha evidenziato come Belgrado sia la prima capitale extra-UE a ospitare tutti gli attori del Sistema Italia – con l’apertura degli uffici di SACE, SIMEST, CDP.
“Con questo Forum – ha aggiunto il Ministro – vogliamo proseguire lungo il percorso di rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali bilaterali, dopo il successo del Business Forum organizzato a Belgrado nel marzo 2023”.
Durante la sessione plenaria sono intervenuti inoltre il Primo Ministro della Repubblica di Serbia Miloš Vučević, il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze, Sandra Savino, la Presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato Stefania Craxi, il Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e il Sindaco di Trieste Roberto Di Piazza.
È seguito un segmento al quale sono intervenuti il Presidente di Ice Agenzia, Matteo Zoppas, e rappresentanti di SACE, Simest, Cassa Depositi e Prestiti, Confindustria insieme ai loro omologhi serbi, per confrontarsi sulle opportunità di collaborazione economica bilaterale e gli strumenti finanziari per l’internazionalizzazione e per firmare una serie di accordi e intese.
Al “Forum Imprenditoriale Italia-Serbia” i protagonisti sono stati in realtà gli attori politici di entrambi i Paesi e in particolare il Governo italiano, che con la stipula degli accordi siglati da Cassa Depositi e Prestiti, SACE e Simest ha dato concretezza alla sua strategia di attenzione verso i Balcani occidentali: finanziamenti reali e non solo esortazioni e auspici come per troppi anni si è fatto.
L’Italia ha messo sul piatto linee di credito fino a 500 milioni di euro. SACE ha garantito fino a 400 milioni, di cui 200 milioni destinati al Ministero delle Finanze serbo per sostenere i piani di sviluppo del paese e rafforzare la presenza italiana nei settori dei trasporti, del turismo, delle telecomunicazioni, dell’IT e dell’energia, mentre 200 milioni andranno a favore di Telekom Srbija per favorire la collaborazione con imprese italiane in quanto fornitrici di strumentazioni ICT e di contenuti audiovisivi.
A 100 milioni di euro ammonta la linea di credito di CDP per ElektroPrivredna Srbije (l’ente elettrico di Stato) al fine di sostenere il processo di decarbonizzazione di un ente statale che produce gran parte della sua energia da carbone di bassa qualità in impianti ad alto impatto ambientale: il più importante investimento dello Stato italiano in una società statale serba degli ultimi due decenni.
La dinamica presenza del gruppo CDP nel Paese, con le sedi e i rappresentanti locali della capogruppo, di Simest e di SACE, per certi versi sta proprio compensando il declino della presenza imprenditoriale italiana in Serbia. I dati sono sotto gli occhi di tutti: nei primi cinque mesi del 2024 sono state aperte 39 entità commerciali nel paese, di cui solo 24 società a responsabilità limitata, seguite da cinque uffici di rappresentanza e da 9 attività libero professionali. Certo, si tratta di dati meramente quantitativi, in ogni caso inferiori al trend dello scorso anno, quando furono aperte 105 imprese, risultato a sua volta inferiore a quello registrato nel 2022, quando furono registrate 131 attività.
Di fronte all’oggettivo calo di interesse delle imprese italiane a investire in Serbia, il gruppo Cassa Depositi e Prestiti ha aperto sedi e intavolato negoziati che hanno portato agli accordi siglati il 24 maggio. L’Italia ha ripreso a essere, dopo anni di assenza, un interlocutore attivo del tessuto economico di quest’area d’Europa, potendosi ora sedere al tavolo degli altri attori dello sviluppo socio-economico della regione: da EBRD a BEI, dalla statunitense USAID alla tedesca Kreditanstalt für Wiederaufbau e alla francese AFD. Interlocutore non più solo in termini politici, ma come finanziatore titolato a indicare e incentivare alcune linee di evoluzione socio-economica, in Serbia come in Albania e in altri Paesi della regione. Si tratta di un’evoluzione della strategia nella regione: prima, a inizio anni duemila, Paese donatore, poi promotore di investimenti strategici (banche, assicurazioni, automobilistico), oggi investitore diretto con meccanismo “policy-based”, ovvero guidato da condizionalità di erogazione legate alla progressiva liberalizzazione del settore energetico in Serbia, da realizzarsi anche attraverso concessioni e gare d’appalto nel settore delle rinnovabili che potranno generare opportunità importanti per le imprese italiane.
Fonti: Serbian Monitor; Ambasciata d’Italia a Belgrado